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Un antico proverbio cinese consiglia “Nella vita bisogna fare tre cose: procreare un figlio, scrivere un libro, piantare un albero.”
Vera, io l’ho sempre chiamata così, un giorno mi confidò di aver scritto un libro, non la sua storia, quella di Nina.
Vera è una donna barocca che ricorda lontanamente le poesie di Marino, ricca di particolari non nascosti, concreta e irrazionale. Mi domandai da subito chi fosse questa Nina per spingere Vera a scrivere su di lei e senza pensarci molto mi trovai intrappolata nelle pagine della sua altalenante vita.
Parte con una semplice domanda e di colpo ho la sensazione di due occhi ebano fissi nei miei, un testo che nulla lascia alla descrizione, ipnotico, senza poesia narrativa in cui si evince tutta la sicilianita’ della scrittrice; colorato, drammatico, una corsa di parole avanzano razionali, forti, una storia che mi spinge a non lasciare nemmeno una virgola. Gli occhi si muovono svelti per fotografare ogni piccolo particolare; nulla è lì per caso. Una penna che calca il viaggio tra i pensieri più profondi “Ti ricordi Nina?” un solco nella mente si rende boccascena di scelte difficili: amori, soldi, famiglia; inizia la trattativa con Dio per pagare il riscatto verso la libertà. C’è solo un modo per essere liberi, quello di rimanere se stessi e Nina lo sa.