L’abito fa il monaco e il disabile.

L’abito fa il monaco e il disabile.

Stavamo tornando a casa con le solite facce di chi va verso il braccio della morte ma è solo finita la vacanza; la scuola si avvicina, le alzatacce, lo studio, la pioggia, il lavoro, tutto in quel momento tornava su dallo stomaco come reflusso dopo aver mangiato al mcdonald… Talmente affranti che il tempo ci accompagnava con nuvolotti grigi a scurire ancora di più i nostri pensieri, la strada imbrogliata e stretta a forma di corda quando la si lascia penzolare da un lato ci stava ondulato verso un tappo di macchine incatenate.
– Che succede?
– Non lo so non si vede niente.
Alcuni scesi dalla propria auto sbirciavano lontano scuotendo la testa, un bambino ne approfittava per fare pipi’ sul lato della strada con la mamma di fianco che lo incoraggiava a sbrigarsi. Cristian sospirava affannato e stanco, non sopporta il traffico, non sopporta gli imprevisti e in quel momento voleva solo tornare a casa per chiudere il triste rientro.
Da lontano un poliziotto passava vicino le auto a dare spiegazioni alcuni iniziarono a risalire e fare inversione di marcia.
– Mesa’ che c’è scappato il morto!
Esordisce Cristian nel massimo della positività del momento mentre il poliziotto in stile bombo ronzava attorno la nostra auto ripiena di figli, valige, sedia a rotelle e passeggino che manco un maritozzo con la panna imbottito poteva fare concorrenza alla nostra pienezza.
– Può scendere dall’auto?
Dice a Cristian che subito prende il libretto da dentro al cruscotto e si allontanano dall’altro lato della strada.
Ammetto che in quel momento ho pensato realmente a tutto persino a un traffico internazionale di droga dove magari era coinvolta una famiglia con tre figli, oppure una rapina fatta con la nostra auto di notte mentre noi dormivamo in albergo e poi, certo se lo arrestano è proprio un gran casino, magari vado io in carcere al posto suo, tempo che scoprono il colpevole Daniele è vecchio! No, no meglio che va lui poi magari vado a trovarlo ogni tanto!
Il poliziotto mentre parlava mi guardava impietosito come fossi una mendicante senza una gamba che chiede l’elemosina, ogni tanto inclinava la testa di lato compiaciuto e affranto.
Sempre più convinta che qualcuno sarebbe finito in manette quando ad certo punto mi decido a scendere dalla macchina mi sentivo morire dall’ansia di un milione di film che stavano prendendo il sopravvento nella mia testa; indossavo un abito a fiori dalla generosa scollatura, stivali scamosciati fino sotto il ginocchio e orecchini fluo, indossavo le vacanze con i capelli svolazzanti nel vento che giocavano a scoprire la schiena nuda e lembi di pelle abbronzata, morbida ma stonata dal resto della ciurma ancora piena di terra, fango e puzze varie.
Vedo che a Cristian scappa da ridere ma si trattiene, fa una smorfia con la bocca tirando su con il naso e subito si schiarisce la voce con un colpo di tosse, il poliziotto mi guarda e cambia espressione, si salutano cordialmente, mi fa un cenno da lontano mentre Cristian mi dice di salire in macchina.
Stavolta rideva
– Ma che cazzo voleva? Mi sono spaventata!!
– Niente facciamo inversione e passiamo per un’altra strada mi stava spiegando cosa scrivere sul navigatore per raggiungere la Salaria da quest’altro lato.
Nel mentre girava l’auto e impostava nuovamente il navigatore.
– C’è stato un’incidente?
– Si ma nulla di grave!
Continuava a ridacchiare
– E perché ridi?
– No voleva sapere se poteva aiutarci con un’ambulanza
– A noi?
– Si, si per te!
– Per me? Lo sanno anche qua che sono ansiosa!
Non capivo se mi stava prendendo in giro così alzai il tono di voce:
– Mi dici perché cazzo ridi?
Rideva da non riuscire a parlare
– Quando si è avvicinato alla macchina ha visto il tagliando disabili, la sedia a rotelle dietro e visto i tre animaletti seduti. Poi guardando te ha pensato, a quanto pare per esclusione, che la persona disabile fossi tu e, mi stava dicendo se avevamo bisogno di qualcosa nel frattempo che aspettavamo o se magari poteva suggerirci di passare per un’altra strada.
Scoppiai a ridere di gusto anch’io, si lo ammetto ci siamo fatti entrambi una grassa risata.
Io non so perché Cristian rideva ma io ridevo di rabbia perché nuovamente fermi a un preconcetto dove non può essere che la mamma di un disabile sia così felice, colorata, bionda, e non in perenne lutto per il figlio, dovevo per forza di cose essere io la disabile così allegra, magari anche ingenua e tontolona.
Il punto è che capisco bene quanto sia difficile per il prossimo guardare oltre la diversità ma vi prego, provateci e indossate anche voi sorrisi migliori.
#lanormalitàèsopravvalutata

Pubblicato da Katiuscia Girolametti e le avventure della Morato's family

Trismamma🤸🤼guaritrice di bue 🩹 paladina della giustizia🏳️‍🌈 raccoglitrice di panni a terra👖🧣ogni tanto scrivo libri📖 e racconto la mia assurda realtà. Per portare la pagnotta 🥖 a casa 🏡 collaboro come brand ambassador e visual merchandiser per grandi aziende internazionali... Ma questa è una storia noiosa.

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