Vuoi un po di the?

– E non le pesa questa cosa? – Cosa? – rispondo, con modo incredulo davanti una domanda così assurda. Questa poi mi mancava, adesso devo pure assumermi colpe oltre il dovuto, come se poi fosse una colpa versare un pò di the. Eppure mi tormentava, certo è vero, come dice Papillon che non tutto ha sempre senso e che molto spesso le frasi vengono dette così, ma questa fatica ed energie che impiego nel tormentare una risposta sono oltremodo dannose e devo assolutamente capirne il significato, lo direi a Paola ma la sua risposta la sento già “per gli psicologi la colpa è sempre della mamma” sembriamo evoluti ma ancorati al pensiero degli anni 70 dove noi mamme frigorifero, fredde, non in grado di provare amore generiamo figli autistici, malati, difettosi. Il fatto che mio figlio dipenda ancora molto da me non mi fa sentire onnipotente, forse intendeva questo e il fatto che mio figlio dipenda ancora da me non mi pesa nemmeno, se non il peso fisico stesso per tirarlo su, magari a questo proprio voleva arrivare, il fatto che mio figlio chieda il the e io lo versi perché dovrebbe pesarmi? Perché questa domanda? Bianconiglio versava sempre il the ad Alice e diceva di non amarla e che non l’avrebbe mai amata fin quando lei stessa non sarebbe stata in grado di amarsi almeno un pò, eppure in quel suo versare il the c’era tutto l’amore del mondo perché non serve dire ti amo per amare a volte dicono molto di più i nostri gesti e, se io per tutta la vita volessi farlo? Versare il the a Daniele quando lo chiede, sarebbe così sbagliato? Impedirei a lui di farlo in autonomia bloccando la crescita e lo sviluppo? Veramente? Solo io ci vedo altro? Ogni genitore ama in mille modi e io amo Daniele in tutti e mille i modi possibili. Ricordo una volta aveva appena 12 mesi e un medico, ora in pensione, disse che la cura migliore era farlo sentire accettato, amato, prima di ogni altra cosa e che solo il nostro stargli vicino lo avrebbe portato a compiere cose straordinarie, mai nessuno dodici anni fa osò tanto, dall’alto delle mille laure e specializzazioni sbandierate orgogliose sui muri gialletti di quelle stanze sterili che sanno di amuchina e tristezza.
– Signora a lei pesa versare il the a Daniele ogni volta che lo chiede?
– Che domanda del cazzo!
Non ho mai appeso le mie specializzazioni al muro di casa, nemmeno quando non ero sposata, nemmeno quando non avevo figli, questa cosa di vedere la laurea appesa immagino sia per ricordare, a chi ovviamente lo fa, tutti gli sforzi per raggiungere l’obiettivo oppure lo fate per mostrare agli altri la vostra bravura? Che di bravura non sempre possiamo parlare e no, no no no no no no! Non mi pesa far sentire a Daniele che io ci sono e ci sarò sempre, però mi pesa terribilmente che ci siano persone che ancora faticano e non comprendono che la migliore strada da percorrere per la via della guarigione è accettare la diversità in tutte le sue sfaccettature e che i muri di casa devono contenere foto di ricordi felici e non diplomi. Se il mondo ormai non ha alcun senso, chi ci impedisce di inventarne uno?

Pubblicato da Katiuscia Girolametti e le avventure della Morato's family

Trismamma🤸🤼guaritrice di bue 🩹 paladina della giustizia🏳️‍🌈 raccoglitrice di panni a terra👖🧣ogni tanto scrivo libri📖 e racconto la mia assurda realtà. Per portare la pagnotta 🥖 a casa 🏡 collaboro come brand ambassador e visual merchandiser per grandi aziende internazionali... Ma questa è una storia noiosa.

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